Ospedale Le Scotte, la testimonianza delle carenze

Leggo il post di una mia amicizia su Facebook (ps: tanti auguri Michele) che racconta in prima persona cosa ha passato in dodici giorni di ricovero all’ospedale delle Scotte. Proprio in questi giorni sulla stampa avevo letto la notizia della mancanza di personale infermieristico nel nostro nosocomio, alla quale la Direzione dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese aveva ribattuto con decisione: “non c’è nessuna emergenza infermieri e non ci sono situazioni di rischio o criticità per le attività assistenziali che proseguono regolarmente, nonostante un leggero incremento dei casi Covid”

Ci sono le parole e ci sono le evidenze, quelle che i pazienti vivono in prima persona.

Per questo pubblico il post.

“Sono a casa, e dopo 12 giorni di ospedale devo segnalare anche ad uso e consumo della stampa e delle associazioni dei malati la mia vicenda.

Mi sono fatto 3 (!) giorni di pronto soccorso e 9 di reparto. La causa una ernia lombare dolorissima fino al pianto e allo svenimento che mi ha costretto sulla stessa posizione, allettato, impossibilitato a camminare o a stare seduto, con catetere, pannolone, agocannula, tutto il necessario.

Ho letto pochi giorni fa le parole di un dirigente delle Scotte. Dice, in poche parole, che non c’è bisogno di infermieri.

Il reparto dove sono stato ricoverato, e credo molti altri, si regge sulle spalle affaticate e disperate di infermieri e OS sottonumero, con turni massacranti, pochissimi riposi. In 11 giorni ho visto un solo medico strutturato, con il quale ovviamente ho avuto una discussione molto vivace, ed era il primario.

Prima e dopo nessun medico si è sognato di entrare nella stanza.

La mia operazione era urgente, se non altro in termini di importanza del dolore. Sono stato coperto con relativa efficacia per 12 giorni da cortisone, antidolorifici, oppiacei, vitamine. Alla fine, miracolo, è arrivata l’operazione. Che ha in buona parte eliminato il dolore. Ma i conti si fanno a maggio: la terapia continua anche a casa. Sono un uomo rigonfio di chimica. E va bene. Convalescenza e fisioterapia.

Ma non accetto che un cristiano debba patire 10 giorni prima di essere operato.
Gli Specializzandi fanno il possibile, forse fin troppo, e possono peccare in qualità della relazione col paziente. Sono oberati e sotto pressione. Io punto il dito, grazie al dolore che ho sentito e che mai avevo sentito prima in vita mia, contro primari, dirigenti, direttori, amministratori.

Mancano sale operatorie, posti letto, personale infermieristico, OS. Il pesce puzza sempre dalla testa, e la sanità senese sta puzzando.

Non auguro a nessuno quello che ho passato io, ma forse molti ne hanno passate di peggio.

Ringrazio col cuore in mano le infermiere e gli infermieri, le OS e gli OS. Bravissimi, attenti, ma sfiniti, stravolti, spesso da soli a gestire di notte molti letti (1 infermiere per 20 letti circa).

L’ospedale delle Scotte è a un bivio, declinante verso il basso.

E non ho raccontato tutto per non incorrere in querele ma ho visto cose agghiaccianti.

P.s. sono entrato in reparto Covid negativo, sono arrivato a casa con febbre e Covid positivo. Il personale delle pulizie e i familiari in visita se ne sbattono della mascherina”.

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