Torno a parlare dell’omicidio di Giulia Tramontano e del bambino che aspettava. A chi vorrebbe applicare la legge del taglione, molti obiettano che basterebbe la certezza della pena. Ma cosa aspettarci dalla giustizia italiana?
Voglio riportare qui il caso di Barbara Bartolotti, datato 2003. Anche Barbara era incinta.
Fu colpita con martellate al cranio, coltellate all’addome (con perdita del feto che portava in grembo), calci e pugni al fine di sfigurarla, ed è stata data a fuoco da un collega geloso del fatto che lei avesse un marito e lo avesse rifiutato. La forza di questa donna la portò a fingersi morta per poi scappare sulla tangenziale per chiedere aiuto, mentre era mezza carbonizzata.
Dopo 10 giorni di coma, 6 mesi di ospedale, 27 interventi e la paura di morire è rinata più forte di prima.
Il collega di lavoro avrebbe dovuto fare 25 anni di galera per tentato omicidio della donna.
Reo confesso e dopo vari patteggiamenti, gli danno 4 anni di domiciliari. Con L’ indulto non ne ha scontato nemmeno uno. Lei non trova più lavoro: le dicono che non la vogliono perché “fa impressione”. Lui lavora in banca, ha fatto carriera e si è sposato. Lei è stata licenziata da quella banca, perché tra i vari capi c’era lo zio dell’aggressore.
Nel 2016, Barbara ha fondato l’associazione Libera di Vivere.
Adesso per Alessandro Impagnatiello l’accusa è SOLO di omicidio escludendo l’aggravante della premeditazione. Una persona che qualche ora prima di uccidere la propria compagna cerca informazioni su internet non ha premeditato… Incredibile. L’unica aggravante è quella dei futili motivi, della crudeltà e del vincolo della convivenza.
Che vi sia un ENORME problema di Giustizia in questo Paese è evidente. Retaggio di una società patriarcale? In ogni caso, davanti all’incapacità dello Stato di dare giustizia alle vittime, spero che almeno la Società civile sia in grado di farlo, per come può.
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