Dopo Chiara e Selvaggia a chi dobbiamo fare la guerra?

Non mi dite che non avete pensato per un attimo: “Ben gli sta”. E non mi dite che la “distruzione” quasi contemporanea di Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli non sia per lo meno strana.

Personalmente credo di non aver mai messo un like a Chiara Ferragni, come a tutte le influencer in genere (ad eccezione della mia amica @theariadnee!), pochi a Selvaggia Lucarelli (e non quando attaccava ma quando difendeva).

Per Chiara Ferragni perchè proprio non mi importa nulla di come è vestita la mattina, di Selvaggia Lucarelli perchè non capisco come si possa essere sempre e comunque contro a quello che pensano gli altri. Di “contrari a prescindere” mi bastano (al massimo mi divertono) quelli locali.

Quindi anche l’algoritmo di Meta ha smesso di propormeli.

Ritengo che il problema non sia la Ferragni, ma i 29milioni di follower che la seguono, e gli 1,3 milioni che attendono, come fosse una messìa, il pensiero giornaliero della Lucarelli. Che serva addirittura una legge perchè la gente non si faccia imbambolare da un post su Instagram mi sembra che sia il riconoscimento del trionfo dell’imbecillità.

Poi però mi pare anche strano che due personaggi simili abbiano subìto, praticamente in contemporanea, un linciaggio quasi identico. E ritengo che sia stato fatto, nei loro confronti, esattamente quello che fanno loro con i loro follower: indurre le persone a pensare in una certa direzione. Penso che, secondo qualche manovratore superiore, adesso fosse arrivato il momento di ridimensionarle, meglio ancora metterle a tacere.

Anche perchè la Ferragni usava la beneficienza, piò o meno lecitamente, come pubblicità al suo brand da anni (durante il Covid raccolse 4,5milioni di euro per potenziare le terapie intensive del San Raffaele, e giù applausi) e la Lucarelli ha sdottorato su ogni tipo di argomento e contro chiunque, senza che nessuno, fino ad ora, battesse ciglio. A dire la verità qualche denuncia se l’è beccata ma è andata avanti senza scomporsi.

D’altronde, e purtroppo, non si possono fare leggi che obblighino le persone a pensare con la loro testa perchè ormai siamo immersi in un universo melmoso che si è preso anche i nostri cervelli. “E’ l’algoritmo, bellezza”, come titola il libro dell’amico Daniele Magrini.

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