Una debacle senza precedenti per le specializzazioni mediche dell’Università di Siena: nessun candidato per le borse di studio in chirurgia generale, e complessivamente assegnati solo il 57% per cento dei posti a bando.
L’articolo, pubblicato su La Repubblica Firenze, che riporta un dato fornito da Als (Associazione liberi specializzandi) fa un quadro disastroso della situazione senese, citando i numeri di alcune specializzazioni.
Per quanto riguarda Chirurgia Toracica le borse di studio, tra Firenze, Pisa e Siena erano 16, distribuite 4 a Firenze, 6 a Pisa e 6 a Siena. Firenze ha riempito i suoi 4 posti, poi 1 a Pisa e 1 a Siena.
A Chirurgia Generale, Firenze ha visto 12 posti occupati su 16, Pisa ha riempito i suoi 11 posto e nessuno si è presentato per Siena. Nessuno.
Scrive La Repubblica: “Si tratta di un record negativo a livello nazionale, visto che solo l’università del Molise è rimasta a 0 su 5 posti disponibili”. Siena, che per decenni è stata un’eccellenza della medicina, come il Molise.
Siena ha riempito invece i suoi 5 posti a Chirurgia Plastica Ricostruttiva, così come Pisa ha fatto full ai suoi 4 posti, ma c’è da sottolineare che questa specializzazione è assente a Firenze.
Per quanto riguarda Anestesia e Rianimazione, a Firenze sono stati assegnati 36 posti su 39, a Pisa 25 su 30, a Siena ci si è fermati ad appena 7 su 32.
A Geriatria, a Firenze sono stati assegnati 17 posti su 22, a Pisa 3 su 12 e a Siena 3 su 10.
Nel mese di luglio ed agosto, in un gruppo Telegram che riunisce gli aspiranti medici di Chirurgia Generale di tutta Italia, era emerso che Siena era la meno ambita e alcuni specializzandi già in attività avevano rilasciato recensioni a dir poco sconvolgenti, parlando di didattica carente e di “poche possibilità di effettuare interventi da primo operatore. La possibilità di svolgere le operazioni di bassa e media chirurgia in autonomia spesso dipende dallo strutturato con cui ci si trova ad operare. Al massimo, gli specializzandi agli ultimi anni possono effettuare ernie, colecisti, appendici e ricanalizzazioni di ileostomia. Gli specializzandi ai primi anni, invece, operano nelle sedute di chirurgia ambulatoriale che vengono contese tra loro stessi. Inoltre, non si registrano procedure di chirurgia ad elevata complessità svolte sia come primo sia come secondo operatore”. Ma ci sono recensioni ancora peggiori che parlano di “impegno lavorativo di 12 ore, utilizzato soprattutto a fare cartelle al computer e lavoro di segreteria”, e di “pratica chirurgica è pari a zero. Si esce dopo 5 anni che non si è in grado di operare da soli neppure un’ernia. Nessuno è propenso alla pratica chirurgica, operano solo gli strutturati”.
Lamentele che erano state riportate dal quotidiano La Nazione e prontamente smentite dai “medici in formazione specialistica di Chirurgia Generale dell’Università di Siena”: “I contenuti di tale post, come sempre quando si parla di social, sono frutto del pensiero di un singolo, e non rappresentano il sentire comune del gruppo di specializzandi. Noi medici in formazione possiamo valutare la Scuola con mezzi ufficiali, anzi, siamo obbligati alla fine di ogni anno a compilare un questionario ministeriale di valutazione: in questo modo viene raccolta l’opinione di tutti, attraverso la quale si possono evidenziare eventuali critiche e inadeguatezze al Ministero, che può mobilitare l’Osservatorio nazionale e regionale per le verifiche”.