“Palio con soldi pubblici quindi tutti quelli che pagano le tasse possono dire le loro”: che ne pensate?

Ricevo un commento al mio post precedente da un amico, Mauro Rosati, che il Palio lo conosce bene.

Cara Susanna ti dico che la tua polemica sa di poco. In primis il palio è un evento sociale che non implica la partecipazione solo dei contradailoli. Aggiungiamo il fatto che il Palio si svolge grazie e soprattutto ai soldi pubblici ovvero di tutti quelli che pagano le tasse e che legittimamente hanno ancora il diritto di parola. Se poi la censura viene espressa da un giornalista professionista come te il tema mi sembra un po’ più grave. Come sempre l’importante è non offendere nessuno, per il resto mi sembra che le opinioni espresse siano del tutto lecite. Un caro saluto Mauro

Da qui mi scaturisce una risposta (tralasciando il “giornalista professionista” in quanto il mio blog personale non è un organo di informazione) sulla quale mi piacerebbe avere l’opinione dei contradaioli.

Caro Mauro tu, pur conoscendo molto bene il Palio, dici cose che mi lasciano stupita. Il Palio è un “evento sociale che non implica la partecipazione solo dei contradaioli”? Il Palio esiste solo perchè esistono le contrade. Non avrebbe senso un Palio spettacolo. I contradaioli non sono figuranti per rendere più emozionante una sagra. Prima vengono le contrade, e il Palio ne è solo un attimo, il culmine di una scelta di vita. E quindi ritengo che sia giusto, anzi doveroso, tutelarne le tradizioni, tra le quali, importantissima, quella della riservatezza delle decisioni interne. Le assemblee, lo sai bene, non sono pubbliche. E, come si dice a Siena, dentro si può fare a seggiolate ma fuori siamo tutti d’accordo con la decisione presa dalla maggioranza.

Secondo te, poi “il Palio si svolge grazie e soprattutto ai soldi pubblici ovvero di tutti quelli che pagano le tasse e che legittimamente hanno ancora il diritto di parola”. Il diritto di parola, e di critica, in effetti è sacrosanto. Possono criticare il nostro Palio anche persone che non l’hanno mai visto, e succede molto spesso, vedi gli animalisti. Ma un contradaiolo che sia ligio alle tradizioni i panni sporchi li laverà in famiglia, e cioè all’interno della propria contrada e nella sede deputata che è l’assemblea.

Se si vuole stare dentro ad un gioco (la contrada), è necessario farlo adeguandosi alle regole e rispettandole. Non basta pagare le tasse. E’ come in una partita di calcio: non basta pagare il biglietto d’ingresso per essere il giocatore o l’allenatore. Si è solo spettatore, che può urlare, criticare, offendere, ma che resta spettatore.

Allora la questione è questa: chi commenta sui social è contradaiolo o tifoso? Secondo quello che mi hanno insegnato se uno è contradaiolo sbaglia a criticare le decisioni dei propri dirigenti sui social, se invece è tifoso è libero di dire quello che vuole ovunque, tanto poi sarà sempre l’allenatore (dirigente di contrada legittimato dall’assemblea) a decidere chi mettere in campo.

Foto Lazzeroni per La Nazione

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