Sepolta agonizzante a 16 anni, l’omicida dopo tre anni chiede di lavorare fuori dal carcere
In pochi ricorderanno il delitto di Noemi Durini, avvenuto il 3 settembre 2017.
E’ finito nella lunga lista di donne uccise dai propri compagni, che ogni anno
sono così tante da ricordare solo i delitti più efferati. Solo che Noemi aveva
appena 16 anni, età in cui di solito ci si limita a timide cotte adolescenziali
e non ad amori tossici che ti picchiano fino a sfondarti il cranio, ti
accoltellano e poi ti seppelliscono ancora viva sotto un cumulo di pietre.
Noemi aveva 16 anni ed abitava a Specchia, in provincia di Lecce, a pochi
chilometri dalla tristemente famosa Avetrana. Da un anno frequentava Lucio
Marzo, neppure un anno di più visto che quando ha commesso il delitto non aveva
ancora compiuto 17 anni, ed era totalmente persa per quel ragazzo, al punto da
litigare costantemente con la mamma, che ostacolava la relazione, e da bocciare
a scuola.
Una mamma preoccupata al punto da aver presentato denuncia al Tribunale dei
minori contro il ragazzo quando la figlia le era tornata con la faccia gonfia,
ma nessun provvedimento era stato preso, nessuna indagine effettuata. Seppur
completamente plagiata dal ragazzo, Noemi si rendeva conto di essere in una
situazione difficile: la famiglia del ragazzo non la sopportava, i litigi erano
continui e lei scriveva sul suo profilo Facebook pochi giorni prima di essere
uccisa “Non è amore se ti fa male/non è amore se ti controlla/non è amore se ti
picchia/non è amore se ti umilia”.
Ma all’alba di quel 3 settembre Noemi esce di casa di nascosto e non tornerà
mai più. Scomparsa.
Gli inquirenti impiegano dieci giorni a far confessare il ragazzo che poi
indicherà anche il luogo dove l’ha sepolta, ancora viva. Quando la folla cerca
di linciarlo lui saluta baldanzoso.
Nel 2018 viene condannato ad una pena di 18 anni e 8 mesi, al termine di un
procedimento celebrato con rito abbreviato chi quindi gli concede già uno
sconto di un terzo della pena. Dopo tre anni di detenzione nel
penitenziario di Quartuccio in Sardegna, nel 2021, chiede di lavorare fuori dal
carcere: vuole tornare a vivere, lui.