Le opere faraoniche iniziate e mai concluse sono tante a livello nazionale ed una delle più costose la troviamo anche in provincia di Siena, nel bellissimo contesto della Val d’Orcia.
Nel mezzo alle colline verdeggianti di un territorio che è patrimonio Unesco, si erge una enorme colonna di cemento ed una impattante muraglia nera. Sono i resti di quella che doveva essere la diga di San Piero in Campo, nel comune di Radicofani.
Progettata tra il 1970 e il 1976, i lavori per costruirla furono voluti da un consorzio di bonifica di cui facevano parte i comuni di Pienza, Castiglione d’Orcia, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Montepulciano e Chianciano Terme, come invaso a servizio dell’agricoltura della Val d’Orcia e dei comuni vicini con una capacità stimata di 10,7 milioni di metri cubi d’acqua.
Sarà negli anni 80 che verrà decisa dalla Regione la realizzazione e ne venne delegato prima il Consorzio per la bonifica della Val d’Orcia e, successivamente, la Comunità Montana dell’Amiata.
Nel 1984 iniziarono i lavori, ma nel 1986, due anni dopo operai e camion trivelle che facevano tremare la terra nei poderi vicini, scomparvero. I lavori per costruire la diga di San Piero in Campo cessarono e da allora il «dinosauro» di cemento è rimasto mummificato, divenendo un peso per la comunità. Costato quasi 20 miliardi delle vecchie lire.
Nel 2022 la siccità riporta a galla, 35 anni dopo dallo stop, il progetto dell’invaso di San Piero in Campo che potrebbe dissetare bene la Toscana meridionale, agricoltura compresa, un po’ come adesso Firenze e la sua provincia si stanno salvando dalla siccità grazie al lago artificiale di Bilancino, nel Mugello (capacità 69 mln mc).
L’ Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale approva la proposta di ammissione a finanziamento sul “Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, nonché per la project review delle infrastrutture già finanziate” del Ministero delle Infrastrutture e viene stanziato un milione di euro che servirà ad analizzare lo stato del manufatto ad oggi esistente.
Ma non basta: occorre anche verificare se una simile opera è compatibile con il fatto che il territorio della Valdorcia è tutelato come sito Unesco proprio per il paesaggio.
Se tutto fosse in ordine sarebbe necessario un investimento di 50-60 milioni di euro per completare l’opera.