Esponiamo scarpette rosse ma non ci indignamo per la violenza ad una ragazza

Era il 31 luglio del 1979 quando Siena fu scossa dalla notizia di una ragazza violentata al Lago De Vecchi. I responsabili furono individuati ed arrestati e dopo lo scetticismo dei primi giorni la città intera partecipò al processo celebrato nel vecchio tribunale nel Casato. (QUI l’articolo scritto da Sandro Rossi per l’Unità).

Mi ricordo che al tempo ero da poco maggiorenne e andavo a scuola. Nessuno ebbe da ridire quando, nei giorni del processo, le aule dei maggiorenni si svuotarono per assistere al processo. Una calca incredibile, il padre del nostro Claudio Giomini, che lavorava al tribunale, impegnato a controllare i documenti di quella frotta di ragazzini che volevano entrare. Uomini e donne di ogni età che non si perdevano un passaggio del processo. E poi l’arringa ancora impressa nella mia mente di un mostro del foro quale è stata l’avvocato Tina Lagostena Bassi. L’altra arringa, indimenticabile, dell’avvocato senese Carlo Saracini. Mi ricordo che tutti noi, che eravamo lì, sentivamo quella violenza come se fosse stata un po’ anche nostra.

Sono trascorsi 36 anni ed adesso la violenza perpetrata ai danni di una ragazza nel centro storico quasi non fa notizia. Si relega in un trafiletto in prima pagina, si sminuisce e ci si limita a qualche consiglio su come tornare a casa la sera.

Niente sul significato della violenza nei confronti del corpo di una donna, niente sulla gravità del brutalizzare un altro essere. Ci basta condividere nel nostro profilo Facebook qualche foto di scarpette rosse dopo l’uccisione di una donna e del resto ci laviamo la coscienza.

Siamo attenti che non vengano gli animalisti a disturbare il Palio e non ci disturba che per le nostre strade si aggiri qualcuno che ti alza i vestiti, ti fruga il corpo e ti mette le mani là, dove nessuno dovrebbe se non consenziente.

Il drappellone di Coenegracht è dedicato al voto alle donne, ad una emancipazione che ancora è più teorica che reale. Avrei voluto sentire anche una sola parola, un accenno, di dispiacere e solidarietà nei confronti di quella ragazza italo americana che aveva scelto Siena per conoscere meglio l’Italia e che porterà a casa il ricordo di un portone buio e di mani che si infilano ovunque.

Un pensiero su “Esponiamo scarpette rosse ma non ci indignamo per la violenza ad una ragazza

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.